PARCO VERGILIANO: TRA STORIA, POESIA E MISTERO
PARCO VERGILIANO: TRA STORIA, POESIA E MISTERO
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Mergellina, nascosto dietro la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, si trova un piccolo angolo di pace che custodisce secoli di storia, arte e leggenda: il Parco Vergiliano a Piedigrotta. Sono tanti i motivi per visitarlo. Basti dire che qui ci sono le tombe di Virgilio e Leopardi. Eppure è un luogo poco conosciuto ai più, lontano dai percorsi turistici affollati del centro, ma che rappresenta una delle gemme storiche e culturali più affascinanti di Napoli. Questo parco abbraccia le pendici orientali del promontorio di Posillipo, il cui nome antico, Pausilypon ("pausa dal dolore"), ci ricorda l’atmosfera serena e contemplativa che da sempre caratterizza la zona; non è un caso che la ricca aristocrazia romana ha scelto proprio questa zona per costruire sontuose ville d'otium. Qui natura, archeologia e poesia si fondono in un connubio unico.
Il nome del parco è legato alla figura di Publio Virgilio Marone, il celebre poeta latino, la cui presunta tomba si trova proprio all’interno del giardino. "Mantua me genuit, Calabria rapuere, tenet nunc Parthenope" (Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, ora mi tiene Napoli). La leggenda vuole che questa frase sia stata dettata dallo stesso Virgilio in punto di morte. Sebbene l’autenticità del sepolcro sia ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi, la tradizione partenopea non ha mai avuto dubbi: Virgilio è qui, e con lui un pezzo dell’anima antica di Napoli. Non può essere diversamente dato il legame di Virgilio con la Campania e Napoli grazie ai sua rapporti con Mecenate. E' qui che terminò le bucoliche, compose le georgiche; celebri sono le ambientazioni del VI canto dell'Eneide nei Campi Flegrei. Sin dall’antichità, questo luogo è stato considerato sacro dai suoi ammiratori e celebrato da scrittori come Stazio, Plinio il Giovane, Petrarca e Boccaccio. Le leggende popolari lo hanno poi trasformato in una figura quasi magica, protettore della città e creatore della celebre grotta – la Crypta Neapolitana – che collega Napoli a Pozzuoli.
Passeggiando nel parco si incontra la tomba di un altro gigante della poesia: Giacomo Leopardi. Le sue spoglie furono traslate qui nel 1939 dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, in un’area oggi arricchita da lapidi commemorative e da una cornice paesaggistica che invita alla riflessione. Uno dei punti più suggestivi del parco è senza dubbio l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana. Questa galleria lunga oltre 700 metri, interamente scavata nel tufo in epoca augustea, rappresenta una delle più antiche opere di ingegneria viaria al mondo. Realizzata dal liberto Lucius Cocceius Aucto per agevolare i collegamenti tra Napoli e i Campi Flegrei, fu più volte rimaneggiata nel corso dei secoli da sovrani e amministrazioni cittadine. All’interno della grotta, tra affreschi medievali, nicchie votive e reperti di epoca romana, si respira un’atmosfera sospesa nel tempo. E non mancano i misteri: durante i lavori di restauro fu rinvenuto un bassorilievo del dio Mitra, che fa pensare all’antico utilizzo del sito come luogo di culto mitriaco.