NICCOLO' JOMMELLI, UN COMPOSITORE INNOVATIVO APPREZZATO IN TUTTA EUROPA
NICCOLO' JOMMELLI, UN COMPOSITORE INNOVATIVO APPREZZATO IN TUTTA EUROPA
Niccolò Jommelli
Niccolò Jommelli fu un compositore d'opera seria, innovativo e dotato di uno straordinario talento drammatico. Ha trasformato l'opera seria contemporanea, coinvolgendo l'orchestra in un ruolo sempre più drammatico. Quando Jommelli arrivò sulla scena, l'opera italiana era dominata dal virtuosismo del cantante solista e il dramma aveva un'importanza secondaria. Le composizioni di Jomelli tendevano invece a utilizzare un recitativo che coinvolgeva l'orchestra come partner drammatico del cantante.
Real Teatro di San Carlo
Niccolò ( Aversa 10 settembre 1714 – Napoli 25 agosto 1774) intraprese lo studio della musica presso un canonico della cattedrale Aversana. Dopo questa esperienza e dopo aver dato prova del suo talento, fu iscritto dapprima al Conservatorio di Sant'Onofrio sotto la guida di Francesco Durante e poi a quello della Pietà dei Turchini dove insegnavano Prota, Fago, Mancini e Feo. All’età di ventitrè anni il musicista aversano scrisse la sua prima opera, L’errore amoroso, per il teatro Nuovo di Napoli. Nel 1738 scrisse per il teatro dei Fiorentini l’Odoardo che ebbe buon esito e da qui la sua fama iniziò a divulgarsi anche fuori il regno di Napoli. Chiamato a Roma nel 1740, compose il Ricimero per il teatro Argentina che raccolse un felice successo e nell’anno seguente, per lo stesso teatro, l’Astianatte. Nel 1741 fu chiamato, invece, a Bologna per scrivere l’Ezio. Venne poi chiamato in Venezia a scrivere la Merope. Dopo aver rappresentato nel 1746, a Roma, la Didone, scrisse per il teatro San Carlo di Napoli, l’Eumene a cui fecero seguito l’Amore in maschera, Artaserse e l’oratorio La Passione, su richiesta del Cardinale di York, suo protettore. Chiamato in Vienna nel 1749, scrisse l’Achille in Sciro e la Didone. Nel tempo del suo soggiorno in Vienna, Jommelli ebbe più volte l’onore di accompagnare al clavicembalo l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. La stessa famiglia Mozart tenne Jommelli in gran conto, tanto che sia il giovane Amadeus, che lo incontrò personalmente, sia suo padre, seguirono con costante attenzione tutte le sue opere e scritture. Alla fine del 1754 Jommelli si recò a Stoccarda ad occupare il posto di Maestro di Cappella (Kappelmeister) e compositore della Corte offertogli dal duca di Wurtemberg, grande cultore di musica. Qui ricevette l’onorario di quattromila fiorini l’anno. Sotto l’influenza della musica tedesca (in particolare della cosiddetta “Scuola di Mannheim”) che ascoltava assiduamente, Jommelli diede ai suoi componimenti transizioni più frequenti che rinforzarono la base strumentale. Ritornò a Napoli nel 1769; si stabilì poi in Aversa, sua città natale, con tutta la sua famiglia, e là, visse con un certo lusso, avendovi trasportato le ricche suppellettili che aveva in Germania. Scrisse in quel tempo, l’Armida abbandonata per il teatro San Carlo di Napoli (la sera della “prima”, seduto in uno dei palchi, vi era anche il grande Mozart), il Demofoonte, l’Achille in Sciro e ancora per Napoli, l’Ifigenia. Dopo un periodo difficile caratterizzato da problemi di salute fu invitato a scrivere la cantata Cerere placata, in occasione della magnifica festa data dal Duca d’Arcos venuto espressamente dalla Spagna per tenere a battesimo, in nome del suo Sovrano, la figlia primogenita di Ferdinando IV di Borbone. L’ultima composizione di Jommelli fu il famoso Miserere a due voci con violini, viola e basso, su traduzione italiana del Mattei, che si rivelò capolavoro di espressione malinconica divenuto poi immortale quasi come lo Stabat del Pergolesi. Era già trascorso un anno e nelle apparenze, il maestro aversano sembrava ristabilito dalla sua malattia, ma dopo un secondo attacco di apoplessia morì nella notte del 25 agosto del 1774. Un suo fratello monaco agostiniano ebbe cura di farlo seppellire a Napoli nella chiesa di Sant’Agostino alla Zecca presso la cappella dedicata a San Tommaso da Villanova. Il giorno 11 novembre dello stesso anno si svolsero i sontuosi funerali accompagnati da due orchestre a tre ordini.