PERGOLESI, CINQUE ANNI DI CARRIERA PER FAR NASCERE UN MITO RAPPRESENTATO OGGI IN TUTTO IL MONDO
PERGOLESI, CINQUE ANNI DI CARRIERA PER FAR NASCERE UN MITO RAPPRESENTATO OGGI IN TUTTO IL MONDO
Giovanni Battista Pergolesi
Si contano sulle dita di una mano gli artisti che lasciano un segno indelebile in pochissimi anni di carriera. Pergolesi è uno di questi. Il musicista di origine marchigiane morì a 26 anni, appena cinque anni dopo il diploma al conservatorio. Una fama solo parzialmente goduta in vita, ma che già dalla metà del ‘700 valicò i confini nazionali per poi accrescere fino ad arrivare ai giorni nostri. Visse la sua affermazione artistica principalmente a Napoli quando c’era il regno asburgico; una città che, grazie ai suoi conservatori, era già famosa per la sua eccellenza musicale consolidatasi qualche anno dopo con l’avvento dei Borbone. Il suo talento fu chiaro da subito: gli inizi lo vedono impegnato nella sua città natale per poi trasferirsi intorno al 1723 a Napoli per perfezionare gli studi, terminati i quali, cominciò con i suoi primi incarichi nei teatri più importanti della città. A parte alcuni esordi a carattere conservativo e nel rispetto alla tradizione dell’epoca, subito dopo prorompe l’innovazione delle su opere con una nuova freschezza di linguaggio espressivo, cimentandosi con l’opera seria, buffa e composizioni religiose. Tra le opere principali ricordiamo: Lo Frate ‘nnamorato, Il prigionier superbo (con il celebre intermezzo de La serva Padrona), L’Olimpiade, Il Flaminio, Adriano in Siria (con l’intermezzo Livietta e Tracollo), il Salve Regina e Lo Stabat Mater. Se in vita, nonostante i numerosi riconoscimenti, la fama di Pergolesi era quasi esclusivamente limitata all'ambiente musicale napoletano e romano, già alla metà del Settecento era però immensamente più noto di quanto non fosse stato in vita: le numerose stampe delle sue composizioni iniziarono a diffondersi in tutta l'Europa, interessando autori come Johann Sebastian Bach. Non deve sorprendere inoltre che questa figura di compositore, morto giovanissimo con una parabola artistica di soli cinque anni e tuttavia in grado di lasciare una manciata di composizioni indimenticabili, abbia potuto suggestionare poeti ed artisti che nel corso dell'Ottocento ne reinterpretarono la figura in chiave romantica. A differenza dei lavori di compositori suoi contemporanei, la musica di Pergolesi gode tuttora di vasta popolarità ed è frequentemente eseguita nei teatri e nelle sale da concerto. In particolare lo Stabat Mater e il Salve Regina fanno parte stabilmente del repertorio, soprattutto a cavallo del periodo pasquale. Della sua produzione operistica, l'intermezzo buffo La serva padrona è regolarmente eseguito nei programmi dei maggiori teatri del mondo. Parallelamente al rinnovato interesse del pubblico per la musica barocca, manifestatosi negli ultimi decenni, vi è stata una "riscoperta" anche delle sue composizioni meno celebri. Di tutte queste opere non è raro ascoltarne adattamenti o brani all'interno delle colonne sonore di film e spot pubblicitari.
Jesi, monumento a Pergolesi
Nato a Jesi il 4/1/1710 e morto a Pozzuoli il 16/3/1736, è stato un compositore, violinista di opere e musica sacra, tra i massimi rappresentanti della scuola musicale napoletana. L'infanzia è segnata da numerosi lutti perdendo entrambi i genitori in poco tempo e i fratelli. Jesi era un ambiente culturalmente vivace soprattutto a livello musicale, Nella città natale Pergolesi fece i primi studi di organo e violino, durante i quali mostrò notevole talento. All'età di circa 13 anni, grazie al mecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli (nei pressi della chiesa di Santa Maria della Colonna in via Tribunali) dove ebbe modo di studiare composizione con alcuni dei più celebri autori della Scuola musicale napoletana come Francesco Durante, Leonardo Vinci e Gaetano Greco. Grazie al suo talento, Pergolesi non dovette pagare la retta del conservatorio, dal momento che procurava guadagni all'istituto con i concerti che teneva, prima come ragazzo del coro, poi come violinista. Si diplomò nel 1731 a ventuno anni; grazie alla rinomanza che andava acquisendo col suo enorme talento, riuscì immediatamente ad ottenere la commessa per la composizione di un'opera seria presso il maggiore dei teatri napoletani dell'epoca, il San Bartolomeo, con La Salustia, che però non ebbe il successo sperato. Tutt'altro esito ebbe Lo frate 'nnamorato del 1732, una commedia in musica in italiano e in napoletano, allestita dal Teatro dei Fiorentini. La commedia, molto applaudita, ebbe un successo straordinario e fu indubbiamente la composizione di maggiore fortuna durante la vita del Pergolesi. Il 27 ottobre 1732 Pergolesi ottenne l'incarico di organista soprannumerario presso la Cappella Reale. Particolarmente interessante è la relazione sulla sua assunzione, custodita dall'archivio di Stato di Napoli, nella quale si fa riferimento alle enormi aspettative che accompagnavano la sua carriera, al grande successo dell'opera Lo frate 'nnamorato e soprattutto al “bisogno che tiene la Cappella Reale de soggetti che compongono sopra il gusto moderno”.
Al posto della platea del Teatro San Bartolomeo venne eretta la chiesa della Graziella nel 1737, anno in cui fu costruito il San Carlo
La solida stima della quale il musicista ormai godeva, è altresì confermata dalla commissione, per la stagione successiva, di una nuova opera seria, Il prigionier superbo. L’opera andò in scena il 28 agosto 1733 ed ebbe un lusinghiero successo grazie soprattutto ai suoi intermezzo de La serva padrona. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell'arte. Il culmine del consenso dell’ambiente sociale napoletano verso il musicista è rappresentato dalla sua nomina, nel febbraio 1734, a maestro di Cappella sostituto dalla «Fedelissima Città di Napoli», con diritto di succedere al titolare dell’ufficio, il celebre e anziano Domenico Sarro. Dopo il successo dell'anno precedente, nel 1734 Pergolesi mise in scena Adriano in Siria, dramma in musica in tre atti su libretto di Pietro Metastasio. A quest'opera venne abbinato l'altro celebre intermezzo buffo, Livietta e Tracollo, anch'esso destinato a superare per fama l'opera principale in cui era inserito, seppure senza raggiungere la popolarità universale del precedente La serva padrona. Dopo i rivolgimenti politici che avvengono a Napoli col passaggio dalla dominazione austriaca all’instaurazione del Regno di Napoli con Carlo di Borbone, Pergolesi si rifugia a Roma dove compose L’Olimpiade. L'acuirsi dei problemi di salute indussero Pergolesi a tornare a Napoli, dove nell'autunno rappresentò al Teatro Nuovo Il Flaminio. Degli ultimi mesi di vita sappiamo poco. Con ogni probabilità fu ospitato nel Convento dei Cappuccini dove compose lo Stabat Mater. La tradizione vuole sia stato completato il giorno stesso della morte, avvenuta il 16 marzo del 1736. Fu sepolto nella fossa comune della cattedrale di San Procolo.